22 feb 2015

APPUNTI SU PRANZI E ALTRE STORIE DI FAMIGLIA

Martedi 10 febbraio si è svolto  un primo incontro con Maria Cristina Reggio e Luca Coser. Seguirà a marzo un secondo incontro con un intervento di Luca Coser.
Si trascrivono  qui di seguito alcune note di Maria Cristina Reggio, in cui si  raccolgono i lavori di diversi artisti rispetto alla famiglia contemporanea, suddivisi  in quattro percorsi:

1. INSIEME CONTRO IL NEMICO
2. PARENTI,  SIMILI E NON SOLO
3  A CASA NOSTRA 
4. INTORNO A UN TAVOLO 

Nota: le fonti di queste note sono il frutto di alcune riflessioni  su due mostre che si sono svolte rispettivamente nel 2013  e nel 2014: Modern Families, alla Lewis Gluckman Gallery dello University College di Cork, in Irlanda, a cura di Chris Clarke e Matt Packer e Questioni di famiglia, a cura di Franziska Nori e Riccardo Lami, alla Strozzina di Firenze. 

1. INSIEME CONTRO IL NEMICO

Si inizia con i versi di Omero che canta il mitico banchetto dei proci in casa di Ulisse. La casa  si trasforma, per mano di quest'ultimo, in un lago di sangue.
Si è voluto iniziare con un'immagine poetica, che va oltre il tempo e  la rappresentazione,  per tracciare un  percorso che si fonda sull'invenzione, sul mito, sull'inatteso, sull'irrompere del sangue  in un pasto gioioso.  La famiglia di Ulisse si ri-costituisce mediante l'ordalia contro i nemici, i proci che hanno occupato la casa. 

[...] Così dicendo, ei dirigea l’amaro
Strale in Antinoo. Antinoo una leggiadra
Stava per innalzar coppa di vino
Colma, a due orecchie, e d’oro; ed alle labbra
Già l’appressava: nè pensier di morte
Nel cor gli si volgea. Chi avria creduto,
Che fra cotanti a lieta mensa assisi
Un sol, quantunque di gran forze, il nero
Fabbricar gli dovesse ultimo fato?
Nella gola il trovò col dardo Ulisse,
E sì colpillo, che dall’altra banda
Pel collo delicato uscì la punta.
Ei piegò da una parte, e dalle mani
La coppa gli cadè: tosto una grossa
Vena di sangue mandò fuor pel naso;
Percosse colle piante, e da sè il desco
Respinse; sparse le vivande a terra;
Ed i pani imbrattavansi, e le carni. [...]
Omero, Odissea, canto XXII

Altre storie, le fiabe: a proposito di cibo e famiglia, si suggerisce la lettura di Hansel e Gretel, la fiaba dei fratelli Grimm che situa in una visione di violenza cannibalica i temi del pasto e delle relazioni famigliari.  
Segue, dopo la parola poetica, l'inizio del primo percorso vero e proprio nelle arti visive,  con due artisti contemporanei che hanno lavorato sulla costituzione della famiglia come nucleo protettivo, contro qualcosa e qualcuno. Un guscio che al tempo stesso protegge e costringe:

Guy Ben Ner (1969, israeliano, vive e lavora a Tel Aviv, Berlino e New York)

Soundtrackvideo 2013
In questo video l’artista, insieme ai propri figli e alcuni amici, crea una sequenza di immagini che vengono sovrapposte a una parte del sonoro del film hollywoodiano La guerra dei mondi, storia di un attacco extraterrestre alla Terra vissuta dalla prospettiva di un padre di famiglia divorziato e dei due figli. I dialoghi, i vari rumori e le distruzioni dell’invasione aliena diventano discussioni e incidenti domestici che serratamente si susseguono in un concitato e a tratti esilarante crescendo.

Nico Vascellari  (italiano, Vittorio Veneto , 1976, vive e lavora a Bologna e New York)

Nico & the Vascellaris video della performance 2005 che vince il 1° premio internazionale della Performance a Drodesera.
Si tratta di una delle sue prime performance e  indagava la dinamica cacofonica della famiglia. "Mio padre e mia madre reggevano una pesante asse di legno sotto la quale io cantavo un brano, Hotel, la cui base musicale registrata è stata anch’essa realizzata con la loro collaborazione. Mia sorella mi stava a fianco, aveva una scritta al neon che riportava il titolo del lavoro". Dalle parole dell’artista emerge il desiderio di portare in scena i conflitti, l’incomunicabilità, lo scontro generazionale. "Volevo parlare, attraverso la specificità della mia famiglia, di una dinamica universale, che appartiene a tutti".

2. PARENTI,  SIMILI E NON SOLO

In questo secondo gruppo, si traccia un disegno di tante  famiglie allargate: dagli  insiemi di  persone più o meno imparentate tra loro da più generazioni, che convivono sotto lo stesso tetto, fino a comprendere insiemi umani e non troppo umani, non solo legati da parentela, ma da affetti, simpatie, similitudini di vario genere.   

Paola Pivi,(italiana, 1978, Milano)

100 cinesi, 1998, performance, Galleria Massimo de Carlo, Milano
Paola Pivi ha creato una "famiglia" semplicemente vestendo cento persone cinesi in modo identico, con jeans che sottolineano un'unità e non differenza di genere, riuniti, e semplicemente  in piedi per due ore, in una stretta stanza.




Hans Eijkelboom (olandese, nato nel 1949)

Paris-New York-Shanghai, 2008
Nel 1992 l'artista ha iniziato a lavorare al progetto nel 1992 nella sua città natale di Arnhem, e da allora ha continuato per oltre 20 anni, accumulando oltre seimila ritratti (Photo notes) di persone viste per strada e accomunate da uno stesso indumento, acconciatura o atteggiamento. La casa editrice britannica Phaidon ha pubblicato nel 2008  la sua enorme raccolta di fotografie scattate per le strade di New York, Amsterdam, Parigi, Shanghai e molte altre città  nel libro People of the Twenty-First Century.

Nevin Aladag (1972, Turchia; vive a Berlino)

Spiegelfamilie [Family Portrait], 2007/2011
Cinque specchi attendono una famiglia tradizionale, con padre, madre, figli e cane,  che ci si riconosca. Ma c'entra? Ci si può adattare al modello predefinito?






Best Friends , 2012
Qui, a differenza del lavoro di Pivi e di quello di Eijkelboom, gli individui fotografati hanno scelto i loro vestiti, si sentono legati affettivamente da un certo particolare modo di vestirsi. L'abito diventa uno strumento affettivo di connessione che costruisce il legame.





Paulien Olthelen  (Olandese,vive tra Amsterdam a New York)
Ha creato un archivio personale che comprende  foto, video e testi. Viaggiando in tutto il mondo con la sua macchina fotografica, Paulien riprende le persone nelle loro attività quotidiane, poi le raggruppa in "famiglie" secondo un suo ordine personale nel suo archivio in rete. Le sue famiglie scaturiscono dal legame che l'artista talvolta sottolinea, anche con ironia, oppure  che l'osservatore può dedurre tramite l'esercizio di  un'attenzione del guardare.
Il suo archivio si può visitare nel sito  

Peter Fischli (1952) e David Weiss (1946-2012), un duo di artisti svizzeri di Zurigo che hanno
collaborato dal 1979 fino al 2012, anno della morte di Weiss.

Rat and Bear è una serie di film che  narrano la storia di  due personaggi (gli artisti stessi che indossano costumi rispettivamente da topo e da orso) che compiono le loro peregrinazioni, discutendo e parlando in modo convenzionale di arte, formando una coppia-famiglia che richiama le coppie Tom & Jerry, o altre coppie-famiglia possibili della letteratura di Flaubert o Dostojeskij: Il primo film The Least Resistance (1981) The Right Way (1982-3). In questo caso i protagonisti sono accomunati dal viaggio che percorrono insieme e  dall'interesse comune per l'arte. Rat and Bear (2004) era una scultura che incorporava i costumi originali indossati dagli artisti e che  essi mettono, come feticci,  in una bara di plexiglass nero.
Other flowers and other questions, 2009: per approfondire, consultare l'intervista di J. Heiser a Fischli-Weiss su  Frieze

Patricia Piccinini (Australiana, nata nel 1965)

The Young family, 2002, silicone, poliuretano, peli.. 
visita il sito dell'artista:  http://www.patriciapiccinini.net/216/43
Le sue famiglie sono artefatti che pongono una domanda sul confine tra naturale e artificiale, tra umano e non umano. 






3  A CASA NOSTRA 

Thomas Struth (1954, Germania; vive e lavora a Düsseldorf) 

The Felsenfeld / Gold Families, 2007, dalla serie  Familienleben
che comprende, come dice il suo stesso titolo,  le foto delle vite di queste famiglie: non solo ritratti, ma narrazioni performative della vita di ogni singolo gruppo (sono amici, conoscenti, colleghi) che decide di mostrarsi in una certa posizione e in unluogo specifico. Partito in origine da un progetto scientifico con lo psicanalista tedesco Ingo Hartmann, che nel 1982 chiese a Struth di realizzare una serie di ritratti di diversi contesti familiari, dal 1985 a oggi il fotografo tedesco ha realizzato oltre sessanta immagini di diverse famiglie, appartenenti a contesti geografici e sociali differenti.  

Trish Morrissey (1967, Irlanda; vive e lavora a Londra)

Front, serie di fotografie, 2005
Dal testo della mostra Questioni di famiglia: "Muovendosi tra spiagge inglesi e australiane l’artista incontra casualmente gruppi di persone, a volte famiglie, altre volte amici. A questi chiede di poter entrare a far parte del loro nucleo occupando il posto della figura femminile presente, di solito la madre, imitandone la posa e indossandone i vestiti, persino l’anello nuziale. La figura femminile estromessa  prende il posto dell’artista e scatta la fotografia dalla macchina già preparata dalla Morrissey. Ogni immagine prende il titolo dal nome della donna sostituita che, nella sua presenza-assenza, diviene il fulcro dell’immagine e la sua autrice materiale".

Zwelethu Mthethwa (Durban, Sudafrica, 1960) artista e fotografo  

Interiors, 1995-05, serie fotografica
In questa serie, iniziata un anno dopo la fine dell'Apartheid nel 1994 e continuata fino al 20015, l'artista "cattura", senza usare il  flash, le immagini degli abitanti nelle comunità rurali della periferia di Città del Capo, nelle loro case fatte con materiali trovati, come le pareti decorate  con giornali  e riviste, pezzi di linoleum, cartoni dipinti, stoffe. Ogni abitante ha potuto scegliere anche i propri abiti e indossarli per l'occasione. 

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (1966, Italia; 1962, Italia; vivono e lavorano a Berlino)

Come odiosi dottori sapevano esattamente dove faceva male, 2014 Installazione (anche acustica, con tre postazioni radio) site specific
Dal testo della mostra Questioni di famiglia: "Nello spazio del CCC Strozzina,  Mocellin e Pellegrini creano un’installazione composta di mobili e oggetti che alludono al contesto di una abitazione privata. A questa dimensione spaziale si unisce quella acustica. Tre postazioni audio riproducono frammenti di pensieri e storie private sul tema della famiglia letti dagli artisti, frutto di interviste a persone che lavorano presso la Fondazione Palazzo Strozzi. Nel corso della mostra, occasionalmente, il telefono in sala squillerà e il pubblico potrà rispondere e ascoltare dal vivo la voce degli artisti che leggono questi testi. Gli artisti esplorano il tema della comunicazione nel contesto familiare, luogo in cui impariamo a relazionarci con gli altri, ma anche in cui, a causa della complessità delle relazioni, diviene spesso difficile parlare in maniera diretta. Oltre che una citazione del libro Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy, il titolo dell’installazione diviene una chiave di lettura sull’opera. «Sapevano esattamente dove faceva male»: il sadismo cui si allude richiama alla consapevolezza che ogni individuo ha di non detti e rancori nel rapporto con la propria famiglia, ma anche alla consapevolezza di conoscere punti deboli, nervi scoperti, modi in cui poter far male nella comunicazione con l’altro".

Sophie Calle (1953, Francia; vive e lavora a Malakoff)

The Hotel, Room 47, 1981
Qui non c'è uno spazio-casa per una famiglia, ma una stanza d'albergo che l'ho ospitata e che l'artista, facendosi assumere come cameriera presso l'albergo, ha potuto "spiare" per un certo tempo per ricostruire il suo "archivio" di immagini. La vita della famiglia viene così ricostruita a partire da dettagli insignificanti come gli abiti, le calzature, gli scontrini buttati. La conoscenza e la descrizione di questa vita si configurano come il risultato di una raccolta di avanzi, tracce, oggetti destinati alla sparizione che l'artista raccoglie e documenta meticolosamente.  



Hans Op de Beeck (1969, Belgio; vive e lavora a Bruxelles) artista che usa diversi linguaggi: scultura, installazione, video, fotografi a, film, disegno, pittura, scrittura.

The Stewart have a party, video 2006

Dal testo della mostra Questioni di famiglia: "Tre uomini, una coppia di giovani, un bambino, una coppia di anziani e una ragazza sono i membri di una famiglia immaginaria, gli Stewart. Essi emergono e scompaiono all’interno di un ambiente totalmente bianco e privo di oggetti, assumendo statiche posizioni frontali e non interagendo mai tra loro. Il video appare fuori fuoco, mancano precisi riferimenti spaziali e l’effetto bianco su bianco dell’abbigliamento dei personaggi innesca un effetto di smaterializzazione delle figure nell’ambiente".

4. INTORNO A UN TAVOLO 
Hans Op de Beeck

Table, 2006 
Dello stesso artista belga considerato sopra. Tavoli e sedie interamente dipinte di bianco e grandi una volta e mezza rispetto al reale, "pesano" sugli osservatori, come oggetti giganti, vuoti, inutili e quasi pericolosi. Dove ci si sente lillipuziani.



Katharina Fritsch  (Tedesca, nata nel 1956, vive e lavora a Dusseldorf)

Tischgesellschaft (Company at Table), (1988), 
Un'altra tavola vuota, lunga circa 50 metri, ma intorno alla quale sta un numero, che sembra potersi protrarre all'infinito, di manichini tutti uguali.





Vanessa Beecroft (Genova, 1969)

Tavole imbandite, serie di performance anni 2000
Le modelle magrissime e nude  vengono disposte intorno a un tavolo con cibi colorati, e il loro atto "vergognoso" di mangiare viene esposto in pubblico.








VB65, 2009,  al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano.
Una performance i cui  protagonisti  sono immigrati africani vestiti di nero, seduti a un lungo tavolo di vetro, intenti a mangiare pollo e pane nero con le mani,, serviti da camerieri bianchi.  





Rirkrit Tiravanija (artista thailandese nato a Buenos Aires, 1961, vive a New York, Berlino e Chiang Mai). 

Soup/No soup, 2012 , performance al Grand Palais, Parigi,
In occasione dell'apertura della Triennale del 2012, l'artista thailandese  ha allestito un banchetto di dodici ore,  costituito esclusivamente da Tom Ka, una minestra Thai, preparata dall'artista stesso. Una scultura sociale, così l'ha definita lo stesso artista, che vuole includere lo spettatore attivo e utilizzatore all'interno delle sue opere. Si è così venuto a  creare una "cena di famiglia" per gli amanti o comunque per gli spettatori dell'arte.


Qui si conclude il percorso, che potrebbe ancora comprendere molti altri artisti come Nan Goldin,  la fotografa narratrice della vita di tante famiglie diverse, trasgressive, oppure Gregor Schneider, che nelle sue installazioni ha creato case che portano le tracce della vita di tante famiglie disperse, e molti altri.
Ultimo artista è un italiano, un regista che tanto ha ispirato le arti visive, filmiche e teatrali, e che chiude la serie con un frammento conclusivo del suo Amarcord, mi ricordo. La famiglia, forse, è sempre un ricordo:  

Federico Fellini, regista (Rimini,1920-Roma1993) 
Amarcord, film, 1973, con cui il regista ha vinto l'Oscar. (Vedi il  minutaggio h. 1:57' fino alla fine, il pranzo di nozze della Gradisca). 

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