8 mag 2016

STORIE DI BAGAGLI

Maria Cristina Reggio 

Fantasie di Fellini su un viaggio in nave prima della grande guerra


Alla fine del film E la Nave va, di Fellini,  si vedono le valigie e le cose che in esse erano contenute  che galleggiano  nell'acqua nel corridoio della nave che sta affondando. Galleggiano come succede alle case travolte da un uragano, o dalla piena di un fiume.  Le valigie contengono, quando si viaggia, le cose che ciascuno si porta da casa, le valigie "sono" la casa che ci si porta dietro.
Qui si può vedere la sequenza finale di E la Nave va:
https://youtu.be/STXjXv_ID3A?t=7280
A proposito del rinoceronte:
http://www.paolofabbri.it/articoli/rinoceronte.html

 Madri in viaggio sotto il peso delle sporte nell'opera del giovane Adrian Villar Rojas







Adrian Villar Rojas (1980, Rosario, Argentina),   The most beautiful of all Mothers,  (Argentina)  Büyükada,  in the Sea of Marmara, 2015

E' un'installazione composta da una quindicina di basamenti posti sulle acque del Bosforo, da cui emergono  diversi animali albini carichi di ogni sorta di bagaglio. A sud di Istanbul, sull'isola di Büyükada, nel mare di  Marmara, 2015.

Il muro di valigie di Fabio Mauri 

Fabio Mauri, Il Muro Occidentale o del Pianto, 1993
Fabio Mauri (Roma 1926, Roma 2009), http://www.fabiomauri.com/ , artista italiano scomparso nel 2009, costruiva nel '93 un muro di valigie con cui poneva una domanda all'Europa: cosa è un muro che non consente di attraversare il confine? Cosa sono i muri per un' Europa che ne costruiti tanti nel secolo scorso. E che ora torna a costruirne. Cosa è un muro, se è fatto di valigie, oggetti che accompagnano i viaggiatori nel loro oltrepassare le frontiere. E, infine, cosa è un muro che si chiama Muro del pianto. Il titolo, la parola che entra nell'opera, ne dirige i significati possibili.
Leggere questo post di Manuela Gandini su fabio Mauri
https://www.alfabeta2.it/2012/07/22/fabio-mauri-e-la-malattia-delleuropa/

 Sophie Calle, voyeuse dei bagagli altrui





Sophie Calle, Hotel Room project, 1981
Sophie Calle (1953, Francia; vive e lavora a Malakoff
Qui non c'è uno spazio-casa per una famiglia, ma una stanza d'albergo che l'ho ospitata e che l'artista, facendosi assumere come cameriera presso un albergo di Venezia dal febbraio al marzo del 1981, ha potuto "spiare" per un certo tempo per ricostruire il suo "archivio" di immagini. La vita della famiglia viene così ricostruita a partire da dettagli insignificanti come gli abiti, le calzature, gli scontrini buttati. La conoscenza e la descrizione di questa vita si configurano come il risultato di una raccolta di avanzi, tracce, oggetti destinati alla sparizione che l'artista raccoglie e documenta meticolosamente.

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