27 apr 2016

LÉVI-STRAUSS#2 Le regole nei gruppi

La proibizione dell'incesto, lo scambio e la reciprocità 


SCENA INIZIALE DEL FILM-MUSICAL  WEST SIDE STORY, regia di Jerome Robbins, Musiche di Leonard Bernstein, 1957, USA

Il problema della proibizione dell'incesto come fatto culturale e non biologico
Lévi-Strauss rifiuta la convinzione del pensiero contemporaneo secondo cui la proibizione delle relazioni tra consanguinei e collaterali immediati sarebbe giustificata da ragioni di eugenetica; secondo lui i matrimoni tra consanguinei non farebbero altro che assortire geni dello stesso tipo, ma la natura dei geni resta la stessa, mentre la  proibizione dell'incesto sarebbe piuttosto un fatto puramente sociale.
Secondo l'antropologo Durkeim, avverte Lévi-Strauss,  la proibizione dell'incesto è un residuo dell'esogamia, ovvero dell'allargamento del divieto dalla famigliari  di sposarsi all'interno del clan dei consanguinei perché altrimenti si entrerebbe in contatto con quel sangue che è il segno visibile e l'espressione sostanziale della parentela, sua e dell'intera comunità col totem, nel quale si celebra il sangue mestruale femminile (la qual cosa esprime la paura del sangue in generale e, in particolare del sangue mestruale della donna che è poi lo stesso sangue celebrato nel totem). 

Ripartizione del cibo e delle femmine
La proibizione dell'incesto costituisce per Lévi-Strauss una regola fondamentale, un intervento necessario a stabilire una regola rispetto all'arbitrio dell'accoppiamento che caratterizza invece  lo stato di natura. Inoltre nelle tribù primitive il controllo delle parentele si esprimeva sempre in profonda relazione con quello della distribuzione del cibo: il gruppo controllava infatti la ripartizione del cibo e quella delle femmine e tra queste ultime e il cibo esisteva  un accostamento, un sistema di relazioni  e reciprocità  reali e simboliche. "Il nutrimento è la sorgente delle emozioni più intense , fornisce la base di alcune nozioni più astratte e le metafore del pensiero religioso.... Per il primitivo il nutrimento può divenire il simbolo delle esperienze spirituali più alte e l'espressione delle relazioni sociali più importanti " (A.Richards , Hunger and Work in Savage Tribe, 1932). 


All'interno della famiglia l'autorità si basava  in effetti sul possesso e sul controllo del cibo: "Il cacciatore eschimese della baia di Hudson che uccide un tricheco riceve le zanne e un arto anteriore; chi lo ha aiutato per primo ha diritto al secondo arto anteriore; il collo e la testa vanno al successivo, il ventre al terzo; e ognuno dei due ultimi riceve uno degli arti posteriori. Ma in periodo di carestia tutti i diritti di spartizione sono sospesi e la preda viene considerata un bene comune di tutta intera la comunità.".
Nella maggior parte delle società primitive (e in alcune  classi rurali della società moderna)  il matrimonio aveva   una importanza non erotica, ma economica: in quelle società infatti la soddisfazione dei bisogni economici si basava quasi interamente sulla società coniugale e sulla divisione del lavoro tra i sessi. (...) e la completezza e la regolarità dell'alimentazione dipendono da questa vera e propria "cooperativa di produzione" che era la coppia coniugale, mentre il celibato volontario era visto come una vergogna , una colpa, che suscitava il generale disprezzo della comunità.  Fissando questa regola della proibizione dell'incesto, il gruppo stabiliva la libertà di accesso alle donne del gruppo da parte di tutti gli individui: né la condizione di fratello né quella di padre potevano essere invocate per rivendicare una moglie e dunque questa regola apriva a tutti il diritto di rivendicazione su un numero di donne che era teoricamente il più alto possibile e identico per tutti. 

Reciprocità e dono
A proposito dei riti matrimoniali, Lévi-Strauss analizza il concetto di reciprocità del dono descritto da Marcel Mauss, che comporta un aumento del valore del controdono. (esemplare è il Potlatch degli indiani di Alaska e della regione di Vancouver) I DONI RECIPROCI COSTITUISCONO UNA MODALITÀ ( NORMALE O PRIVILEGIATA) DEL TRASFERIMENTO DEI BENI , O ALMENO DI CERTI BENI. E QUESTI DONI NON SONO OFFERTI CON LO SCOPO PRINCIPALE O COMUNQUE ESSENZIALE DI OTTENERE BENEFICI O VANTAGGI DI NATURA ECONOMICA. LO SCAMBIO NON PORTA UN RISULTATO TANGIBILE, COME ACCADE NELLE TRANSAZIONI COMMERCIALI DELLA NOSTRA SOCIETÀ. "Il profitto su cui si fa affidamento non è né diretto né inerente alle cose scambiate, come invece lo sono i guadagni in denaro o il valore di consumo; o meglio, il profitto non è tale se lo consideriamo dal punto di vista della nostra società. Il pensiero primitivo, in effetti, vede in quello che noi chiamiamo comodità ben altre cose che quelle che noi concepiamo come comode. I beni non sono soltanto valori economici, ma veicoli e strumenti di realtà di un altro ordine: potenza, potere, simpatia, condizione, emozione; e il sapiente gioco degli scambi (nei quali il trasferimento reale non è maggiore di quello del gioco degli scacchi, in cui i giocatori non si danno l'un l'altro i pezzi che muovono alternativamente sulla scacchiera, ma cercano soltanto di provocare una risposta) consiste in un complicato insieme di manovre consapevoli o inconsapevoli dirette a guadagnare garanzie  e prevenire rischi, sul duplice terreno delle alleanza e delle rivalità". 
Un dono è una speranza o un obbligo di ricambio. I regali si restituiscono. Come gli inviti, che, pur non esclusivamente, consistono in distribuzioni liberali di vivande e di bevande. Anche in questo caso siamo in pieno terreno di reciprocità. Alcuni oggetti sono più convenientemente acquisibili nella forma di doni reciproci che non in quella dell'acquisto o della consumazione individuali, come avviene nel nostro  gigantesco potlack di Natale, in cui la prova della ricchezza dei legami sociali viene esibita sul caminetto (o sotto l'albero di Natale). Esiste un  legame personale tra il donatore e il dono e la funzione magica del dono, che prende corpo negli imballaggi speciali, nastri, carte consacrati, etichette emblematiche. Come si offrono i doni, così si offre anche il cibo, ovvero si "offre un pasto" per rendere una cortesia  e il tipo di  vivande e la loro presentazione si stilizzano adeguatamente, con servizio di porcellana, argenteria, tovaglie ricamate gelosamente conservate nelle credenze e negli armadi famigliari  e con la preparazione di piatti non quotidiani, spesso fissati dalla tradizione. NELLO SCAMBIO NESSUNO RICEVE PIÙ DELL'ALTRO, "Ma il fatto è che nello scambio c'è molto di più che non le cose scambiate". Scrive Lévi-Strauss: "Una bottiglia di vino vecchio, un liquore raro,  un foie gras, invitano gli altri  a fare echeggiare una sorda rivendicazione nella coscienza del proprietario: sono bevande o vivande che non potremmo comperare o consumare da soli senza un vago sentimento di colpa. In  effetti il gruppo giudica con singolare durezza chi mangia da solo. (...) Sembra che in questo compimento individuale di un atto che normalmente richiede la partecipazione collettiva il gruppo percepisca confusamennte una sorta di incesto sociale". L'autorizzazione dell'offerta autorizza una restituzione: l'offerta apre un diritto, l'accettazione assume un obbligo. Nella nostra società il dono è stato sostituito dallo scambio, e la proporzione dei beni che vengono trasferiti nella modalità del dono rappresenta una percentuale irrisoria in confronto a i beni che sono oggetto di vendita e commercio". 

Doni e matrimoni
Pur se in scala microscopica, scrive Lévi-Strauss, nel DIVIETO DELL'INCESTO siamo dunque in presenza di un fatto sociale totale, le  cui implicazioni sono contemporaneamente psicologiche, sociali ed economiche. Lo scambio , fenomeno totale, è innanzitutto uno scambio totale che abbraccia le cibarie, gli oggetti fabbricati e la categoria dei beni più preziosi, ossia le donne. Secondo lui si tratta di due fenomeni simili .
Le popolazioni primitive conoscono  due solo due  maniere di classificare i gruppi stranieri: quelli buoni e quelli cattivi. Ai primi si accorda ospitalità senza discutere, con loro si scambia, dai secondi ci si aspetta sofferenza e morte e con loro si combatte. L'esogamia, collegata al divieto dell'incesto,  è un fenomeno che rientra nei rituali di reciprocità. C'e anche una relazione tra doni e matrimonio: fino a non molto tempo fa, si usava chiedere in matrimonio una ragazza, e il padre della fidanzata dava in matrimonio sua figlia. (TO GIBE UP THE BRIDE,  GIFT). La donna è simbolicamente il regalo supremo tra tutti quelli che si possono ottenere sotto forma di doni reciproci. Esiste una continua transizione: dalla guerra agli scambi, e dagli scambi agli intermatrimoni; e lo scambio delle fidanzate non è che il termine di un processo ininterrotto di doni reciproci che realizza il passaggio dalla ostilità all'alleanza, dall'angoscia alla fiducia, dalla paura all'amicizia. Nell'organizzazione dualistica delle tribù primitive, con guerre e conflitti tra i clan, il matrimonio corrisponde spesso a un rito di pacificazione. 


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